Brano: [...]cio “I”, fu assegnata la direzione del nuovo Servizio informazioni fino al marzo 1951, quando egli venne sostituito dal generale di brigata Umberto Broccoli. Questi tenne il comando per soli 17 mesi, cioè fino al settembre 1952, quando a sua volta fu sostituito dal generale Ettore Musco che guidò il servizio per tre anni. Il 27.12.1955, con la promozione di Musco a generale di divisione, alla testa del
S.I.F.A.R. subentrò il generale Giovanni De Lorenzo (v.) il quale, fra tutti i responsabili dei servizi segreti succedutisi dalla proclamazione della Repubblica, godette della più duratura permanenza nel suo incarico: 6 anni, 10 mesi e 15 giorni. L’eccezionale stabilità del Di Lorenzo al comando del S.I.F.A.R. coincise col settennato presidenziale di Giovanni Gronchi (v.) che, ignorando l’opposizione e le valutazioni in senso contrario fornite dal generale Musco, lo aveva promosso al delicatissimo incarico. In effetti, appena entrato in funzione Di Lorenzo cominciò a rendersi indispensabile a Gronchi utilizzando spregiudicamente le voci su pre[...]
[...]ella repubblica. Con il pretesto di dover tutelare l’incolumità del Capo dello Stato, il neoresponsabile del S.I.F.A.R. riuscì a ottenere nuovi mezzi e ampliamenti organici che erano stati negati ai suoi predecessori, creando le premesse per la successiva espansione/deviazione del ruolo del servizio segreto. Nello stesso tempo (secondo quanto risulta da documenti finalmente disponibili alla consultazione presso i National Archives di Washington) De Lorenzo assunse precisi impegni con i servizi segreti americani, all’insaputa dello stesso governo italiano, per diminuire con ogni mezzo il potere del Partito comunista.
Il Piano Demagnetize
Un documento “top secret” del Comando generale dello Stato Maggiore delle Forze Armate statunitensi (J.C.S.) rivelerà che il primo ordine
impartito da Oltreatlantico al nuovo capo del S.I.F.A.R. fu quello di impegnarsi a rispettare gli obiettivi di un piano permanente di lotta anticomunista chiamato “Demagnetize”.
Nel ipasso centrale di tale documento si legge: « L’obiettivo ultimo del piano è quello[...]
[...]dinazione totale dei servizi segreti italiani a quelli dell’fllleato americano al di fuori di ogni norma di elementare rispetto per la sovranità nazionale, gli uomini del S.I.F.A.R. si prestarono a piazzare una serie di microfoni nelle stanze del Quirinale e nella biblioteca del pontefice in Vaticano, al fine di registrare i colloqui personali! del presidente della Repubblica e del Papa.
Poco tempo dopo l’assunzione del comando del S.I.F.A.R. De Lorenzo iniziò a coordinare l’attività di schedatura politica che, in precedenza, era stata attuata in misura ridotta aH’interno del servizio segreto delle Forze Armate e praticata più spregiudicatamente da alcuni organi di spionaggio politico alle dipendenze di altri organi (Ministero degli Interni, Ufficio Affari Riservati). Nel giro di pochi anni venne così realizzata quella schedatura in massa degli italiani che portò il servizio segreto a disporre di 157.000 fascicoli intestati ad altrettante persone di qualche rilevanza politica.
La schedatura illegale dei politici
L’inizio della pratica [...]
[...] notizie che poi si raccoglievano, si creava la notizia e poi la si raccoglieva ». Alla domanda: « L’ordine di propalare e poi l’ordine di raccogliere la notizia risulta dallo stesso fascicolo? », l’alto ufficiale rispose: « Precisamente. Ci sono casi specifici in cui risulta questo ».
Le attività illegali del S.I.F.A.R. continuarono anche dopo la promozione, a capo del Servizio, del generale Viggiani (novembre 1962), stretto collaboratore di De Lorenzo. Inoltre a quest’ultimo (dopo la promozione a generale di Corpo d’armata e la nomina a comandante generale deH’Arma dei Carabinieri) venne garantita la possibilità di poter controllare l’operato del servizio segreto, pur non avendone più la responsabilità formale.
Viggiani rimase in carica fino alla morte (5.6.1965) e, nel triennio 196265, a capo del delicatissimo Ufficio D del S.I.F.A.R. venne posto un altro fedelissimo di De Lorenzo, il generale Giovanni Allavena che, fino ad allora, era stato capo del Raggruppamento centri controspionaggio (C.C.S.) di Roma, incarico che conservò accanto a quello nuovo.
Il colonnello Luigi Tagliamonte, capo dell’ufficio Amministrazione del
5.1.F.A.R., assunse l’incarico di capo dell’Ufficio Programmazione e Bilancio del Comando generale dei Cabinieri, pur conservando, a sua volta, per oltre due anni, le precedenti mansioni.
Sul finire del 1962 esisteva quindi una situazione, nella quale i sei incarichi più delicati dell'Arma dei carabinieri e del S.I.F.A.R. erano tutti nelle man[...]
[...]nnello Luigi Tagliamonte, capo dell’ufficio Amministrazione del
5.1.F.A.R., assunse l’incarico di capo dell’Ufficio Programmazione e Bilancio del Comando generale dei Cabinieri, pur conservando, a sua volta, per oltre due anni, le precedenti mansioni.
Sul finire del 1962 esisteva quindi una situazione, nella quale i sei incarichi più delicati dell'Arma dei carabinieri e del S.I.F.A.R. erano tutti nelle mani del gruppo di potere collegato a De Lorenzo, il quale di fatto operò un incisivo e gravissimo amalgama tra l’organico dell’Arma dei carabinieri e i reparti del Servizio segreto. Una delle conseguenze di questa deviazione fu, tra l’altro, l’estensione della pratica dello spionaggio politico e della schedatura illegale di centinaia di migliaia di italiani.
Sempre da testimonianze rese successivamente da alti ufficiali, risulta il carattere intimidatorio di queste azioni: « [...] è evidente, dopo il 1962, la ricerca di notizie che
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